Come lo Spritz del venerdì ha alterato la chimica del mio cervello
Milanesi non si nasce, si diventa
L’ho stampato nella mente come se fosse ancora qui, davanti ai miei occhi: una piccola botte che regge due calici di prosecco; alcuni libri buttati dentro cesti della frutta per il bookcrossing; una lavagna di ardesia, un gazebo quadrato in legno, delle piante. Il mio Spritz arancione e la mia gonna a pieghe verde. Ho un libro con me: Tales of city — Racconti di San Francisco, di Armistead Maupin. Non riesco a leggere granché, distratta dalle voci e dai colori che ho intorno.
È agosto 2019 ed è uno dei momenti più felici nella mia vita, di quelli che lo so. Quelli che ci faccio caso. Non sta succedendo niente di particolare: sono soltanto io, da sola, in un locale sotto casa a Milano.
Non vivo più in Via Lomellina, ma la Cooperativa La Liberazione è ancora lì. Si tratta di uno di quei posti che sono l’anima del quartiere, in cui è possibile riunirsi, incontrarsi, mangiare a poco prezzo. È alla Cooperativa, in uno spazio dove mi sono sentita al sicuro, che ho cominciato a fare i miei aperitivi da sola.
A Milano, l’happy hour è una cosa seria: durante la bella stagione i marciapiedi sono invasi da tavolini all’aperto, sedie di paglia, tendoni. Qualsiasi sia il giorno della settimana, dalle 18 in poi si assiste a un rito collettivo, un evento socio-antropologico che meriterebbe la stesura di un libro. Come tutti i riti, l’aperitivo è caratterizzato da gesti ripetitivi, una dimensione comunitaria, partecipazione emotiva — sfido a non sentirsi emotivamente coinvolti alla prospettiva di una birra dopo dieci ore passate in ufficio — e dai valori più sacri che reggono la socialità.
Marc Augé, in Un etnologo al bistrot, dice qualcosa di simile:
Nondimeno sono riti, se consideriamo che negli incontri programmati o magari improvvisati al caffè o al ristorante è in gioco qualcosa che attiene al rapporto sociale, tant’è che ciascuno può uscire da quegli incontri […] in preda a un’allegria irrefrenabile con la certezza di aver vissuto un momento importante. Un momento importante, per noi umani […] è un momento dopo il quale ci sentiamo esistere nello sguardo dell’altro, così come l’altro si è sentito esistere nel nostro. Questo è il rito: si ripete ma, quando è riuscito, non è mai del tutto uguale; qualcosa è accaduto.
Negli aperitivi solitari in quell’angolo di periferia, la mia attività preferita era ascoltare le parole degli avventori: la preoccupazione di acquistare casa, i consigli cinematografici, la politica. Quando mi veniva casualmente rivolta una battuta, o finivo in un tavolo troppo grande pieno di sconosciuti, entravo in quella sfera di intimità che Augé definisce “un momento importante”.
Ecco in che modo gli aperitivi intessono il tessuto sociale della città: l’umanità raccolta dalla Cooperativa La Liberazione era accomunata da valori partigiani, dall’amore per la cultura, da un’idea di comunità che sta scomparendo. E, nonostante sembri un paradosso partecipare a un rito consumista per scaricare le tensioni provocate da un sistema capitalista, alla funzione sociale dell’aperitivo si aggiunge quella estetica.
Estetica perché la cornice dei locali accoglie il rito con elementi ornamentali ben precisi; ma anche perché — ne avevo parlato QUI — la buona conversazione, cuore dell’aperitivo, assume le caratteristiche di una sceneggiatura, ed è quindi dotata di una certa qualità formale. Joan Didion, a cui una volta è stato fatto notare di avere uno stile di vita con un’estetica riconoscibile, ha detto che l’eleganza “ti fa sentire meglio. È una forma. E io tengo molto ad alcune forme, a piccoli rituali compulsivi”.
Estetica e ritualità sono due elementi inscindibili: non vivendo più a Milano ma frequentandola spesso, ho assorbito la sacralità del rito, emanata dalle parole che scambio mentre sorseggio un cocktail. Augé, sorprendentemente, cita Sex and the City, ottimo esempio di quanto il Cosmopolitan riesca a sollecitare una brillante discussione. Io, quando il venerdì sera mi appresto a celebrare la fine della settimana lavorativa, rinnovo un gesto abitudinario, che come tutte le routine aiuta a inserirsi nello spazio e nel tempo. A volte, sono proprio i riti a scandire il senso del quotidiano, in un flusso dove è difficile collocarsi, ma che deve essere fermato anche solo per un attimo.
Il video della settimana
Sono iniziati gli sconti sui Tascabili Einaudi quindi ho pensato di farci un video e accompagnarlo con questa impagabile foto. Lo trovate QUI.
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